CANTO DEL MARINAIO
Da ‘PORTOLANO di mari iperborei’
Accanto
ai fragili legni
e l’esitante bussola
ai fragili legni
tra noi e l’abisso
sono amiche le stelle
le decrepite stelle
dimenticate stelle senza voce
gettate là
nel drappo della notte.
[Massimo Giannotta]
Corvi
Da ‘Incerte Latitudini’
Chi dispiega
la sua mappa di disperazione
disegnando
percorsi spezzati e sghembi
da una taverna
a una vecchia bottega di libri
da un laboratorio alternativo
a funebri sezioni di partito
e incautamente conta
i fili d’erba
che spuntano guardinghi dagli asfalti turchini
disperatamente si finge distratto
la mano in tasca
sempre
contratta intorno al sasso.
I corvi
non visti dall’alto
trascinano vite rapaci
hanno becchi crudeli atti a strappare gli occhi
roche voci
e infinita crudeltà.
I corvi
non seppelliscono i loro morti
non pronunciano
giuramenti di fedeltà
aspettano
la tranquilla indolenza
della primavera
quando
dimentichi del nemico
si ruba
l’amore clandestino nei crocicchi
e prima di immergersi
nel verminaio di vie
si indugia troppo
davanti
a neri portoni profondi come avelli.
E’ impedito
persino
il dolce dilatarsi meridiano dei pensieri
nessuno cerca comprensione
alcuni resistono
molti
si rinchiudono in se stessi
e silenziosamente muoiono
in questa città
dal cielo spento
tormentato da neri voli
in questa città condannata
ingombra di diroccate rovine
assediata da campagne selvagge
meglio non stare allo scoperto.
[Massimo Giannotta]
DEI VENTI
Da ‘Incerte latitudini’
De ventis aëris et maris
Ventus est unda aëris, sicut unda
est ventus maris.
Campanella
Queste strade pietrificate
gli spezzati percorsi
del vento
a contraddire gli umori
il caffè il giornale il barbiere
(brusio della folla)
vivere o sopravvivere vestiti di latta
calzati di ruote
cieli imbronciati ingabbiati nei fili
trappole per il vento
anche la primavera
rimarca per principio la sua assenza
nascosta nelle pieghe dell’asfalto
negandosi caparbiamente alle formiche
che si affacciano da monticelli polverosi
sporgono la testa
e si rintanano deluse.
Le piazze
lugubri senza di loro
sono deserte palestre per i giochi del vento
che soffia da sud e puzza di sangue
odore rassegnato di putrefazione
e con grazie corrotte
continua
a blandire la primavera
immobile nelle fessure del selciato
nessuna ricerca
di inutili consolazioni
meglio spiegazioni improbabili
o altre più o meno deprimenti storie
nel verde delle ville
a eludere ogni disciplina
ci avventuriamo
per dimenticare le folle di fantasmi
maschere di cartongesso atteggiate a sorriso
a profonda comprensione degli altri.
Preferisco i cimiteri
i colloqui pieni di pudore dei morti
non il discrimine, lo spartiacque
a estremi gesti simbolici e corpi straziati
preferisco i marmorei silenzi
le fossili assenze
il buio di gallerie abbandonate
simili a sepolture
mi scopro incapace di capire
o recalcitrante o perfino ribelle
assediato da mostri virtuali
sperduto
in labirinti cromati,
tra chips made in Japan o in altri improbabili posti
medicinali scaduti
tempo scaduto
caduta
senza fine
ghirigori di brezza
depressione
dal fronte polare verso i 60° di latitudine
muove la macchina del vento
la sera.
[Massimo Giannotta]
MARE DI FERRO
Da ‘Incerte latitudini’
Accorti pensieri
a rivangare un passato doloroso e segreto
prigionieri dell’aiuola spartitraffico
potessimo levarci ogni giorno nuovi come il sole
la notte
e i ciclopici occhi della ronda dei tram
talvolta a insidiarci
e il mare di ferro delle auto
risacca sonora su quest’isola straniata
su cui neri uccelli volteggiano
alla ricerca rapace di cibo.
Qualcuno piangeva su nere scogliere in un passato lontanissimo
prima di costruire fragili zattere
con noi assediati nell’oceano di macchine
quando azzarderemo il salto
quando sarà insopportabile la sete
di nuove Penelopi
che hanno già preso il mare
e non confessano che forse ci stanno cercando.
Ma ora è ora di andare
è ora sull’incerta zattera
nell’incerta promessa d’aurora di andare.
Per senno
simili per senno agli dei.
E’ spento il focolare
non resta che fredda cenere
ma il nostro sangue brucia
contro il freddo
mentre si congeda la notte.
[Massimo Giannotta]
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